giovedì 29 aprile 2010

Torta di mele ipocalorica


Oggi ho pensato di fare uno strappo alla regola e di concedermi una buona torta di mele. Ovviamente con le giuste precauzioni:usiamo il fruttosio! Ecco la ricetta per realizzare questo ottimo dolce ipocalorico.

Ingredienti:

4 mele;

1 bustina di lievito vanigliato;

1 vasetto di yogurt bianco;

150g di farina 00;

2/3 di un bicchiere di latte (circa 150 ml);

buccia di un limone;

50 g di fruttosio.

Preparazione:

Prima di partire accendete il forno a 200 gradi (altrimenti poi finite di fare l'impasto e il forno è ancora freddo). Prendete le mele,sbucciatele e spruzzatevi sopra un po' di succo del limone che avete usato prima per prendere la buccia grattugiata.In questo modo eviterete che le mele si ossidino. Tenete le mele da parte in un piatto.In un altro contenitore mescolate il latte con il fruttosio e lo yogurt. Un poco alla volta aggiungete anche la farina,il lievito e la buccia di limone. Fate attenzione a mescolare con cura in modo da non formare i grumi. A questo punto l'impasto deve diventare molto liscio ed omogeneo. Basterà metterlo in uno stampo ed adagiarvi sopra le mele. Infornate per circa 30/40 minuti a 180 gradi.

E buon appetito!

mercoledì 28 aprile 2010

ultimo giorno di tirocinio...


Oggi è stato il mio ultimo giorno di tirocinio al centro antidiabetico. Vedere i moduli firmati pronti per essere consegnati agli uffici di competenza è stata una gran soddisfazione. Mentre aspettavo il primario per la sua firma conclusiva ho ripensato a tutto il percorso fatto in questi mesi. La difficoltà di farmi accettare all'interno del centro,l'incredulità di medici,infermieri e pazienti quando mi presentavo come "educatrice professionale", le ore di osservazione durante gli incontri educativi...e soprattutto ho ripensato al mio progetto di tirocinio,a chi mi ha dato una mano a realizzarlo e ai "miei" pazienti,alle persone splendide che hanno deciso di avere fiducia in me e che mi hanno lasciato tanto nel cuore.

Se la mia esperienza è stata così positiva non posso fare altro che ringraziare il caso! Sono stata molto fortunata ad aver incontrato dei medici che hanno creduto in me e nelle mie potenzialità, che mi hanno lasciato la strada libera per potermi muovere in autonomia,che mi hanno permesso davvero di compiere le mie scelte e anche i miei sbagli.

E mentre si chiude una porta si sta aprendo per me un portone! Una possibilità incredibile:poter realizzare un ulteriore progetto all'interno del centro!! Sarà una grande esperienza per formarmi meglio,ne sono sicura. Ma dei dettagli magari ne parlerò più avanti. Adesso è tardi..e dopo tante emozioni è meglio che io vada a riposare un pochino per ricaricare le pile...

sabato 24 aprile 2010

EMPOWERMENT e resiliance

Ieri ad un corso sull'animazione-educazione che sto seguendo si è parlato di empowerment. Non ho potuto fare a meno di riflettere su questo concetto che è sempre presente anche nell'educazione terapeutica. Così ho ripreso in mano alcuni vecchi libri di psicologia e pedagogia e mi sono soffermata a pensarci un po' su.
Tra le parole straniere ormai di uso corrente, empowerment è una delle poche a non avere un corrispettivo nella lingua italiana e forse proprio per questo è un termine difficile da comprendere e da spiegare.Si può dire che empowerment significhi aiutare l'altro a ritrovare il suo potere sulla vita,aiutarlo a tirare fuori tutte le sue potenzialità in vista del raggiungimento di un obiettivo. Questo concetto,che viene dall'America del Nord, può essere utilizzato anche nel campo delle malattie croniche dove si manifesta come il risultato di un processo di formazione del malato che deve permettergli di acquisire delle conoscenze,delle abilità e delle attitudini,al fine di migliorare le sue capacità a tollerare e trattare la sua malattia.
Un'altro termine molto importante è resiliance. Questa seconda parola era usata nella navigazione a vela per designare il salvataggio di un marinaio caduto in mare. E' stato utilizzato anche dalla fisica per caratterizzare la resistenza di un metallo allo schoc esterno. Più recentemente è stato adottato anche dalla psicologia e dalle scienze dell'educazione per parlare della capacità di riprendersi,di ripartire dopo una caduta,una malattia,un fallimento. Questa nozione di resilienza è dunque legata alla forza vitale di ogni essere vivente di rinascere o risollevarsi dopo uno o più traumi. Tra questi traumi è possibile che ci sia anche una patologia cronica come il diabete.
Mentre l'empowerment ha bisogno della presenza di un intervento dall'esterno sulla persona,la resilienza,al contrario,necessita di far leva soprattutto sui fattori interni al malato. Mi spiego meglio,nella resilienza è il paziente stesso che riesce spontaneamente a far sorgere delle risorse interne per far fronte alla malattia. Al contrario,nell'empowerment si fa appello a fattori esterni,che permettano al paziente di ritrovare un certo grado di autonomia. Proprio perché l'empowerment insiste soprattutto sulla forza dei fattori esterni è in tal senso molto vivino al pragmatismo nordamericano.

mercoledì 21 aprile 2010

breve parentesi...rilassante

In questo momento sono in pausa all'università e mi è venuto in mente di aggiungere qualche gadget al blog. Ho scelto di mettere alcuni pesciolini che sguazzano sulla destra. Guardarli mi rilassa un po'..e mi fanno anche sorridere!:-) E a voi che effetto fanno?? Chissà se questi piccoletti colorati avranno successo....

martedì 20 aprile 2010

Chewin-gum al posto delle inizioni di insulina

Ieri sono andata a svolgere il mio tirocinio e sui banchetti del corridoio dell'ambulatorio ho trovato un giornale. Si chiama "GluNews" e ci sono molti articoletti interessanti che trattano tematiche relative al diabete e alle persone che hanno il diabete. Ci sono molti articoli scientifici,statistici..ma nelle ultime pagine ci sono i cosidetti articoli di CURIOSITA'. Ne ho letto uno che parla di un grupo di ricercatori della Univerity of California che sta cercando di realizzare delle chewin-gum contenti insulina da sostituire alle classiche iniezioni. Vorrei condividere parte dell'articolo nel mio blog. "Fino ad oggi il tentativo di trovare nuove strade per evitare le inizioni quotidiane di insulina è stato uno dei traguardi più stimolanti per tecnici e ricercatori. Il problema principale relativo alla somministrazione orale dell'insulina è dovuto al fatto che questa molecola (così come gran parte delle molecole che digeriamo) viene digerita dai succhi gastrici dello stomaco e successivamente scomposta dagli enzimi intestinali e quindi resa inefficace per il controllo glicemico. Questo gruppo di ricercatori sta realizzando e sperimentando delle microcapsule in grado di proteggere il farmaco durante il transito nell'apparato digerente e in grado al tempo stesso di rilasciarlo al momento opportuno in modo da essere assorbito dal flusso sanguigno." Che dire....se non semplicemente FORZA RAGAZZI!!!!!!!!

domenica 11 aprile 2010

Il caffè a pranzo abbassa il rischio di diabete 2



La letteratura scientifica che concerne i rapporti tra assunzione di caffè e diabete tipo 2 è nutrita.
Ora una ricerca realizzata all’università di San Paolo ed edita sulla prestigiosa pubblicazione statunitense American Journal of Clinical Nutrition è riuscita a dimostrare che chi assume caffè all’ora di pranzo ottiene il massimo beneficio.

Lo studio ha preso in considerazione i dati di 69.532 donne francesi che hanno partecipato a una ricerca nutrizionale. Tale campione era di età tra 41 e 72 anni ed è stato monitorato per un arco di tempo molto lungo: circa 11 anni.

Gli studiosi hanno verificato che nei soggetti che assumevano una media di circa 3 tazze di caffè al giorno il rischio di contrarre il diabete di tipo 2 è più basso del 27%, mentre chi ha consumato caffè all’orario di pranzo si è esposto a un rischio inferiore del 33% rispetto alla popolazione totale dello studio.

Probabilmente il fattore decisivo risiede nel fatto che l’assunzione del caffè influenzi il metabolismo al pasto principale.

(da “American Journal of Clinical Nutrition”)

martedì 6 aprile 2010

La terapia del sorriso:lo sapevate che...




Il dottor Lee Berk (psiconeuroimmunologo dell'università di Loma Linda,in California) insieme al dottor Stanley Tan (diabetologo ed endocrinologo dell'Oak Crest Health Research Institute) hanno studiato gli effetti di una sana risata su una ventina di pazienti ad alto rischio con diabete,ipertensione e iperlipidemia per circa un anno.


I pazienti sono stati divisi in due gruppi,entrambi farmacologicamente trattati per le suddette patologie;ad uno dei due gruppi però sono stato aggiunti 30 minuti di risate al giorno.


Dopo un anno di trattamento i risultati sono stati notevoli:ben il 26% dei pazienti "ridanciani" ha aumentato i propri livelli di colesterolo buono HDL e ridotto del 66% (rispetto al 26% del gruppo solo farmacologicamente trattato) il livello della proteina C reattiva,una sostanza responsabile di alcune patologie cardiovascolari.


Sembrava un esperimeto ridicolo,i risultati n e hanno confermato la bontà.




(tratto da American Diabetes Association-Fonte:American Physiological Society)