
giovedì 29 aprile 2010
Torta di mele ipocalorica

mercoledì 28 aprile 2010
ultimo giorno di tirocinio...

sabato 24 aprile 2010
EMPOWERMENT e resiliance
Tra le parole straniere ormai di uso corrente, empowerment è una delle poche a non avere un corrispettivo nella lingua italiana e forse proprio per questo è un termine difficile da comprendere e da spiegare.Si può dire che empowerment significhi aiutare l'altro a ritrovare il suo potere sulla vita,aiutarlo a tirare fuori tutte le sue potenzialità in vista del raggiungimento di un obiettivo. Questo concetto,che viene dall'America del Nord, può essere utilizzato anche nel campo delle malattie croniche dove si manifesta come il risultato di un processo di formazione del malato che deve permettergli di acquisire delle conoscenze,delle abilità e delle attitudini,al fine di migliorare le sue capacità a tollerare e trattare la sua malattia.
Un'altro termine molto importante è resiliance. Questa seconda parola era usata nella navigazione a vela per designare il salvataggio di un marinaio caduto in mare. E' stato utilizzato anche dalla fisica per caratterizzare la resistenza di un metallo allo schoc esterno. Più recentemente è stato adottato anche dalla psicologia e dalle scienze dell'educazione per parlare della capacità di riprendersi,di ripartire dopo una caduta,una malattia,un fallimento. Questa nozione di resilienza è dunque legata alla forza vitale di ogni essere vivente di rinascere o risollevarsi dopo uno o più traumi. Tra questi traumi è possibile che ci sia anche una patologia cronica come il diabete.
Mentre l'empowerment ha bisogno della presenza di un intervento dall'esterno sulla persona,la resilienza,al contrario,necessita di far leva soprattutto sui fattori interni al malato. Mi spiego meglio,nella resilienza è il paziente stesso che riesce spontaneamente a far sorgere delle risorse interne per far fronte alla malattia. Al contrario,nell'empowerment si fa appello a fattori esterni,che permettano al paziente di ritrovare un certo grado di autonomia. Proprio perché l'empowerment insiste soprattutto sulla forza dei fattori esterni è in tal senso molto vivino al pragmatismo nordamericano.
mercoledì 21 aprile 2010
breve parentesi...rilassante
martedì 20 aprile 2010
Chewin-gum al posto delle inizioni di insulina

domenica 11 aprile 2010
Il caffè a pranzo abbassa il rischio di diabete 2

La letteratura scientifica che concerne i rapporti tra assunzione di caffè e diabete tipo 2 è nutrita. Lo studio ha preso in considerazione i dati di 69.532 donne francesi che hanno partecipato a una ricerca nutrizionale. Tale campione era di età tra 41 e 72 anni ed è stato monitorato per un arco di tempo molto lungo: circa 11 anni. Gli studiosi hanno verificato che nei soggetti che assumevano una media di circa 3 tazze di caffè al giorno il rischio di contrarre il diabete di tipo 2 è più basso del 27%, mentre chi ha consumato caffè all’orario di pranzo si è esposto a un rischio inferiore del 33% rispetto alla popolazione totale dello studio. Probabilmente il fattore decisivo risiede nel fatto che l’assunzione del caffè influenzi il metabolismo al pasto principale.
(da “American Journal of Clinical Nutrition”) |
martedì 6 aprile 2010
La terapia del sorriso:lo sapevate che...

